Abbiamo attivato recentemente un servizio ambulatoriale per il trattamento dell’anemia con infusione endovenosa di ferro.
L’impiego di preparati a base di ferro per infusione endovenosa per il trattamento e la correzione dell’anemia da carenza marziale è una opzione terapeutica ben nota e radicata nella medicina, ma fino a non molto tempo fa utilizzata con notevoli limitazioni dettate dalla tipologia di ferro.
Non tutti i farmaci sono uguali e non ottengono gli stessi risultati e non hanno lo stesso profilo di compatibilità e tollerabilità. Uno dei grossi limiti alla terapia marziale endovenosa è stata infatti la comparsa di reazioni avverse di intolleranza ai farmaci a base di ferro di vecchia generazione, causate principalmente dal ferro in forma “libera”, che richiedeva l’infusione di piccole quantità in tempi piuttosto lunghi.
Quello che viene utilizzato presso il nostro ambulatorio, il carbossimaltosio ferrico, è un farmaco di ultima generazione il cui ferro non si trova in forma “libera” ma è racchiuso in una sorta di guscio protettivo che non mette in moto reazioni di difesa da parte dell’organismo e presenta quindi un profilo di elevatissima tollerabilità e biocompatibilità consentendo di veicolare grosse quantità di ferro in un’unica infusione di breve durata.
Con il termine “anemia” l’OMS definisce la riduzione dei valori della emoglobina (Hb) al di sotto dei limiti di norma dell’emocromo; questi limiti nell’uomo sono fissati a 13 g/dl, mentre nella donna donna a 12 g/dl.
L’emoglobina è la principale proteina presente nei globuli rossi all’interno del sangue, serve a trasportare l’ossigeno a tutti gli organi ed è costituita in buona parte da ferro. Ed è proprio il ferro, grazie alle sue caratteristiche chimiche, a consentire il legame dell’ossigeno con l’emoglobina.
Le CAUSE dell’anemia sono varie e possono presentarsi con frequenza diversa nelle varie fasi della vita: ad esempio nel periodo della crescita, durante la gravidanza oppure a seguito di una emorragia, a flussi mestruali troppo abbondanti o ancora in corso di malattie croniche o neoplasie.
In generale è più esposto chi soffre di carenze vitaminiche (ad esempio vitamina B12 o C) o di ferro, di disturbi intestinali o insufficienza epatica o renale e chi ha familiari con la stessa patologia.
Il ferro è un elemento essenziale per l’organismo, principalmente – ma non esclusivamente per il ruolo che svolge come importante antianemico.
Nell’ambito dell’anemia infatti riveste un ruolo chiave nel processo di formazione e di maturazione dei globuli rossi all’interno del midollo osseo. E’ proprio il ferro infatti a consentire la maturazione e la specializzazione delle cellule in globuli e legandosi all’emoglobina consente a questa proteina di svolgere tutte le sue funzioni, principalmente garantendo il legame con le molecole di ossigeno a livello polmonare e il successivo rilascio delle stesse a livello dei tessuti. Contemporaneamente, a livello dei tessuti, l’emoglobina lega l’anidride carbonica e contribuisce al suo trasporto ai polmoni che la rilasciano con il respiro. Tale meccanismo è quindi vitale per il nostro organismo. Il ferro tuttavia è anche un costituente importante di un’altra proteina essenziale presente nelle fibre muscolari, la mioglobina, e interviene inoltre come elemento fondamentale per il buon funzionamento di diversi altri enzimi e proteine dell’organismo.
Il ferro rappresenta quindi un fattore importante per la forza muscolare, per l’energia e per una buona funzione mentale. Livelli di ferro bassi possono causare stanchezza e difficoltà a svolgere le normali attività quotidiane.
Si ha carenza di ferro quando l’organismo non ha abbastanza scorte per far fronte alle esigenze. La carenza può rimanere asintomatica e spesso non venire diagnosticata se non si fanno degli esami specifici.
L’anemia da carenza di ferro (cosiddetta anemia sideropenica) si sviluppa quando la carenza di ferro si protrae nel tempo e impedisce all’organismo di produrre una quantità sufficiente di emoglobina e di globuli rossi. Rappresenta in assoluto la più frequente e diffusa forma di anemia.
Molti tipi di anemia non sono prevedibili, in alcuni casi invece è possibile ridurre la percentuale di sviluppare tale malattia semplicemente seguendo uno stile di vita sano ed equilibrato con alimentazione ricca di vitamine e ferro.
In generale è utile preferire cibi ricchi di ferro (principalmente carne, cereali, ortaggi, patate, pomodori, broccoli, legumi) o che contribuiscano al suo assorbimento, sempre all’interno di una dieta bilanciata ed equilibrata.
La vitamina C è un altro elemento che favorisce l’assimilazione del ferro e si trova per lo più in agrumi, ananas, kiwi, fragole, ciliegie, lattuga, radicchio, spinaci, broccoletti, broccoli, cavoli, pomodori, peperoni, patate.
L’esame principale che permette di riconoscere la condizione di anemia è l’emocromo.
Riscontrare uno stato di anemia tuttavia non significa di aver completato la diagnosi. Questa infatti viene compiuta nel momento in cui viene compreso il motivo primario per cui si è instaurata tale condizione.
Anche la carenza di ferro può essere diagnosticata in modo semplice attraverso l’esecuzione di esami del sangue: sideremia, transferrina e ferritina.
Una volta fatta diagnosi di anemia da carenza di ferro, il trattamento consiste, salvo concause, nel ripristinare le riserve di ferro.
Questo può essere fatto assumendo il ferro per bocca, tuttavia circa i 20% dei pazienti, lamenta effetti collaterali, principalmente disturbi di origine gastrointestinale, come diarrea, stitichezza, nausea, vomito, eruttazioni, dolori addominali e colorazione nera delle feci, che ne limitano spesso l’uso.
La correzione della carenza di ferro e ancora più dell’anemia derivante richiede un trattamento molto lungo (mesi).
Alternativa al trattamento per bocca è l’infusione endovenosa, soprattutto quando i preparati a base di ferro per via orale sono inefficaci o non possono essere usati per intolleranza o ancora quando si ravvisa la necessità clinica di una rapida disponibilità di ferro.
In caso di mancanza di ferro senza anemia, la cura è indicata soltanto se su manifestano i sintomi.
La terapia di somministrazione del ferro per via endovenosa è particolarmente indicata per pazienti con una concentrazione di emoglobina nel sangue inferiore a 10 g/dl, ma anche in quei pazienti che presentino un’anemia lieve o moderata associata però a patologie come tumori, scompenso cardiaco, insufficienza renale, infiammazioni croniche e reumatiche o perdita di sangue anche per cicli mestruali.
Il farmaco utilizzato permette una somministrazione fino a 1000 mg di ferro con una seduta della durata di circa 15/20 minuti. Con altri farmaci per uso endovenoso di vecchia generazione servirebbero, per lo stesso quantitativo, fino a 20 infusioni, con l’assunzione per bocca servirebbero oltre 6 mesi di terapia.
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