Con chirurgia miniinvasiva s’intende una particolare tecnica interventistica che permette di effettuare qualsiasi operazione chirurgica con un’ampia riduzione del punto di entrata degli strumenti e tagli di pochi millimetri.
L’avvento della chirurgia mininvasiva rappresenta una svolta rivoluzionaria nella storia della chirurgia ma richiede l’utilizzo di apparecchiature altamente sofisticate. Per questo motivo, viene eseguita solo in centri specializzati.
La colecisti collabora ai processi digestivi, favorendo la concentrazione della bile che si riversa nel duodeno dopo i pasti.
Durante questo processo, alcune sostanze contenute nella bile possono trasformarsi in calcoli, ovvero piccoli sassolini di sali che si sedimentano nella colecisti.
La calcolosi della colecisti, in Italia, colpisce circa il 15% della popolazione adulta (cioè milioni di persone!) e la diagnosi si conferma con una semplice ecografia dell’addome.
L’unica terapia efficace – e definitiva – è la colecistectomia per via laparioscopica, tecnica mininvasiva che comporta l’asportazione della colecisti con i calcoli al suo interno.
L’intervento è indicato già alla comparsa di cattiva digestione e coliche: si effettua in anestesia generale e dura circa 45 minuti.
Il chirurgo pratica quattro piccole incisioni (di massimo 1 cm di lunghezza) attraverso cui viene introdotta la sonda a fibre ottiche, collegata a una telecamera, e gli appositi strumenti.
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