La litotrissia extracorporea è una procedura non invasiva che consente di rompere e polverizzare i calcoli renali e ureterali grazie all’utilizzo delle one d’urto.
Il paziente viene fatto appoggiare su un cuscino pieno d’acqua e mediante il puntamento ecografico o radiologico si localizza il calcolo da rompere. Il trattamento dura circa mezz’ora e in genere non è necessaria alcuna anestesia.
È la tecnica più comunemente adottata per la rimozione dei calcoli ureterali.
L’ureteroscopio, flessibile o rigido, viene introdotto nel paziente anestetizzato tramite uretra e la vescica. Raggiunto l’uretere è possibile individuare il calcolo e rimuoverlo attraverso apposite pinze.
I calcoli più grandi, impossibili da trattare con il primo procedimento, devono essere frantumati attraverso una specifica sonda laser che bombarda il calcolo giungendovi a stretto contatto (litotripsia intracorporea).
Il calcolo vescicale può essere ridotto in polvere attraverso una cistolitotrissia o tramite l’utilizzo del laser ad holmio. Quando il calcolo supera i 3 cm di diametro, invece, è necessario asportarlo chirurgicamente con un piccolo taglio sovrapubico.
È sicuramente la terapia di prima scelta per il trattamento della litiasi reno-ureterale per l’elevata efficacia terapeutica e per la sua mininvalidità.
È una metodica moderna che rappresenta il trattamento di prima scelta nell’85% dei pazienti affetti da calcolosi renale. Essa sfrutta le onde d’urto che, trasmesse ai tessuti molli dell’organismo, si infrangono sulla superficie solida del calcolo inducendone la polverizzazione.
Il puntamento del calcolo, e cioè la sua visualizzazione e il posizionamento nell’area in cui si concentrano le onde d’urto, avviene tramite ecografia.
La metodica ha delle precise indicazioni dettate da:
Le possibili complicanze e il dolore sono notevolmente ridotti rispetto al trattamento chirurgico. Il tempo di recupero dopo il trattamento risulta nettamente inferiore ed è possibile eseguire più sedute al fine di frantumare il calcolo.